“Pontenano: ritratto di una collettività”

Pontenano è una piccola frazione montana del comune di Talla, si trova sul versante casentinese della catena montuosa del Pratomagno che divide il Valdarno dal Casentino, in Toscana.

Si tratta di un piccolo borgo che in inverno conta poco più di 20 abitanti che in estate diventano oltre 200.

Molti per lavoro hanno abbandonato il paese per andare ad abitare a Firenze, Arezzo, Valdarno, Casentino, qualcuno anche all’estero.

Ogni estate si ritrovano tante persone ormai 3 o 4 generazioni, qui sono nate autentiche amicizie che rimarranno sicuramente per la vita.

Molti ragazzi hanno potuto vivere periodi dell’infanzia in questo luogo ancora “come una volta” scorrazzando per prati e boschi e ritrovandosi a cena e ad organizzare iniziative estive.

Ora un bel gruppo di amici, sia giovani che adulti.

Anche io frequento Pontenano e da amante della fotografia ho cercato di rappresentare questa bella collettività con dei ritratti fotografici.

Ho avuto l’idea dopo aver partecipato ad una iniziativa di Coop Firenze dal titolo “Volto manifesto” che si ripropone di fare un lavoro a 360 gradi sul volto umano partendo dal ritratto fotografico.

(per approfondimenti https://www.voltomanifesto.com/)

Fortunatamente molti si sono resi disponibili ed ho potuto realizzare oltre 100 ritratti.

Ho scelto il bianconero per avere delle foto “senza tempo”

Lo sfondo è sempre un muro in pietra tipico del paese.

Spero che il visitatore possa apprezzare il lavoro che senza dubbio rimarrà nel tempo a testimonianza di questa splendida comunità di persone.

Paolo Melani

LA MOSTRA:

La mostra è composta da 102 ritratti in cornice di legno di abete al naturale delle dimensioni di 60×40 cm stampati su PVC

Le foto saranno esposte lungo le vie del piccolo borgo

Apertura Sabato 3 Agosto 2024 ore 18.00

La mostra rimarrà aperta dal 3 al 18 Agosto 2024 con orario H24

Contributo testuale dell’artista Marco Iavarone su ogni foto.

LA STORIA SIAMO NOI

Volti impressi in una pietra refrattaria al logorio delle intemperie della vita.

Volti che si apprestano ad affrontarle col sorriso, quelle didascalie del tempo che diverranno occhi ancora sognanti dopo cento e ancora cento tempeste.

Volti che sanno ancora delle vestigia di un paese arroccato per secoli ma anche crocevia e sintesi di mille razze che ancora si perpetuano e si riproducono nelle somiglianze straordinarie coi propri avi, italici, sassoni, normanni, sanniti, franchi e longobardi.

Volti che sanno di storia come un diario medioevale ritrovato in una vecchia soffitta.

Quello che l’obiettivo esperto, magico e delicato di Paolo Melani ha colto sa di storia antica come e forse più delle mura dell’antica Abbazia di Santa Trinita in Alpe, dei suoi boschi prodighi come un tempo di erbe preziose ed ormai sconosciute ai più, di funghi, di fiumi e di animali che hanno voglia e coraggio di venirci a salutare.

Volti sempre sorridenti contro le avversità di secoli di solitudine, amicizia solida come l’acciaio delle spade che Pontenano forgiava, dei castagni conciati ad arte per generare nuova vita, dei terrazzamenti murati a secco con altrettanti secoli di sudore e fatica in tutto il bosco.

Volti che hanno conservato lo sguardo della storia, ed hanno di nuovo la forza di guardare avanti, verso una storia che ancora dovrà essere scritta per poi ripetersi e mutare nel tempo, sempre uguale e sempre diversa, come la vita preziosa contenuta in ogni ritratto che Paolo ha saputo cogliere.

Abbiamo dentro la storia di un paese attraverso un millennio, e l’occhio attento e innamorato di Paolo, come un alchimista d’altri tempi, ha saputo coglierne l’essenza filosofale.

Sì, adesso, grazie a questo lavoro certosino e scrupoloso, lo sappiamo:

la storia siamo noi!

Marco Iavarone

Dislocazione foto su pianta:

POESIE SUI LUOGHI

di Elena Babacci

LA MAESTA’

Eccoci poco distante dal paese, nel piccolo spazio punto di arrivo per la festa paesana: anime sole, distorte, c’è perfino qualcuno felice, camminano ordinate seguendo quel rituale perpetuo di anni di fede: vergini ingenue sorreggono la statua unite da un coro che intona canti religiosi e si soffermano qua per una preghiera, un desiderio, un po’ di silenzio.

Accanto al sacro il profano all’alba diventa punto di partenza per viaggi diversi: chi in gruppo si organizza e passeggia tre le fresche fronde verso l’alta croce oppure in cerca di resti romani, chi nella battaglia di caccia si ritrova e parte in cerca della sua preda sapendo che al ritorno il paese

curioso gioisce per il loro bottino, chi in cerca di quello che solo quei boschi dona, ognuno col segreto dei suoi posti, dei suoi castagni, senza una meta precisa ma col cesto pieno al ritorno, chi torna con le trote pescate con le calde mani da chi ha la passione perchè sa che poi le cucinerà e dividera’ con gli amici.

Il pomeriggio invece questo posto aspetta.

Aspetta le ore notturne perchè è qui che ci sono i primi baci furtivi, innocenti di quei giovani adolescenti che si sono appartati furbi….. ignari invece che il paese aveva notato la loro assenza.

Luogo di emozioni, speranza, questa e’ la nostra maesta’.

CERRETO

Nella curva un accumulo di pietre rovinate, quasi non sembra possibile che non cada giu’, invece osservi bene e scopri un’edera possente che la tiene su e la sorregge: e’ casa nesto.

Avvolta e legata da leggende: episodi reali o creati semplicemente dalla fantasia creano un’atmosfera di mistero, quel mistero che quasi , voglia farti entrare in un luogo magico: e’ cosi’ che arrivi a Cerreto o Cereto che dir si voglia. Si scovano sistemi di irrigazione sorprendentemente ingegnosi, orti a terrazze, si sente l’aroma del miele, ringhiere arrugginite proteggono giardini profumati di lavanda, minuziosamente curati il che porta a intendere che qui le persone si prendono a cuore i loro beni, come nel tempo quel granaio ospito’ i nostri vecchi affinchè potessero frequentare la scuola. E in questo posto, che dal basso guarda il paese, molti vengono a trascorrere le loro vacanze e si uniscono in brigata organizzando cene apparecchiando per strada con quella famiglia che proprio qui ha deciso di far crescere i propri figli.

IL BORGO

Solitamente caratterizzato dalle attività di commercio il borgo e’ l’anima pulsante di ogni paesello. E’vivo il ricordo della piccola bottega usata per i suoi scambi e baratti. Cosi come sembra ancora di sentire per l’aria l’odore delle stalle che hanno cullato nel tempo quegli animali portati al pascolo e che poi sono stati sostentamento per intere famiglie.

Non si puo’ non tornare con la mente a quei sapori aspri mentre si ammazzava il maiale con tutti i rituali superbi di fragranze che nel tempo da puzzi sembrano essersi trasformati in profumi.

E gli animali da cortile, i billi, il pio pio dei pulcini, cani , gatti, innumerevoli rumori si trasformano al ricordo in suoni piacevoli ; cosi’ come soavi sembrano esser state quelle voci dei vecchi che ci urlavano “attenti va a finire nelle costi” ma incuranti mocciosi continuavamo a giocare col pallone e ancora oggi i piu’ giovani che credendo di avere la ragione in tasca, si arrabbiano, non comprendono, ma col senno del poi capiranno e col sorriso

riconosceranno che quel loro fastidioso bisbiglio nelle ore buie ha costretto qualcuno dalla finestra ormai esausta a dir loro: “basta, e’ tardi, c’e’ chi vuole dormire”.

PIAZZA DEL CASTELLO

Din don il rintocco inizia quasi catturato in gabbia e pian piano esce perche’ con tutta la forza che ha, deve scandire momenti unici e’ mezzogiorno: eccolo il fanciullo di ogni famiglia li’ obbligato con gli occhi in su ma affascinato al veder muovere quel pezzo di bronzo (perche’ noi il batacchio ce l’abbiamo).

Sono le 7 vicine al vespro, il sole cala, e mentre la vecchia nonna accende il fornello, il ragazzo tira l’ultimo calcio a quella palla ormai deforme perche’ sa di correre a casa: e’ ora di cena.

E’ domenica si annucia il ritrovo dei fedeli e tra quelli che salgono le scale ed entrano c’è sempre chi veloce passa, senza farsi vedere.

Il campanile domina il castello.

Non sai neanche da dove… ma inizi a sentire una nenia o un inno alla vita da quella donna che riassetta casa, che riscalda il paiolo cosicchè vecchi sapori impetuosi dalle finestre inondano l’aria e avvolgono l’ormai solitaria fonte, da cui i più vecchi hanno riempito secchi o semplicemente hanno bagnato le loro ruvide mani per dissetarsi e lo sguardo si sposta alla panchina: generazioni hanno scambiato i loro segreti, aneddoti, ricordi in quella pace che la piazza emana.